Anora ( 2024 ) di Sean Baker

Non cadete nella trappola dell'amore

Nonostante la rassegna cinematografica di Cannes sia una delle più importanti al mondo, da diversi propone opere che non hanno mai convinto fino in fondo (con l'unica eccezione di Parasite di Bong Joon-ho) al punto che è stato necessario interrogarsi sul ruolo delle grandi rassegne internazionali (a questo proposito, vi rimando all'articolo su Titane di Julia Ducournau). Anora di Sean Baker sembra confermare questa mancanza di lungimiranza nel cinema contemporaneo arrivando a cavalcare in modo acritico il sentimento russo-fobico tipico del cinema mainstream americano, rafforzato dalle note vicende contemporanee. È un'affermazione che non deve stupire perché il cinema si è sempre inserito nelle dinamiche socio-politiche, solo in apparenza già affrontate storicamente, come in La zona d'interesse. Se da un lato Anora ci appare saturo di tematiche come la disuguaglianza, il controllo sociale, femminismo e autodeterminazione, è pur vero che la disillusione rispetto al sogno americano riesce a bilanciare gli aspetti retorici descritti conferendo all'intera opera non solo una maggiore credibilità, ma anche una tensione interna significativa. Sean Baker costruisce una trappola ontologica: Anora è un vettore di traumi strutturali, una figura che si muove in un paesaggio dove l’individuo esiste solo in funzione del sistema politico-economico.In Anora non c’è azione ma solo reazione, determinismo sociale e adattamento continuo alle condizioni del reale: è un laboratorio crudele dove testare i limiti della libertà e dell’illusione, in cui l’emancipazione femminile si infrange in un finale privo di speranza in cui si afferma l’invalicabilità delle classi sociali. Emerge tuttavia un interrogativo: chi è il vero protagonista? Non è Anora. non è il ragazzo russo e nemmeno i suoi genitori oligarchi. Il vero protagonista è il capitale ... invisibile, onnipresente, assoluto. Il denaro ci appare come il principio organizzatore di tutte le relazioni umane capace di determinare chi può amare, chi può parlare e soprattutto chi può sbagliare senza pagare (aspetto tragicamente contemporaneo). Anora è esclusa da questo regime simbolico: il suo corpo è incluso nel mercato ma la sua volontà è irrilevante. Viene desiderata, comprata ma mai veramente ascoltata. Nel film non esistono spazi fuori dal capitalismo: tutto è già inglobato ... persino l’utopia romantica. Ogni speranza è una variazione della struttura illudersi, esporsi, essere punita. Questo meccanismo tipico del trauma psicologico viene messo in scena come un' esperienza per lo spettatore in quanto prima gli viene concessa una possibilità di credere all’amore e al riscatto, poi gli viene tolta con violenza chirurgica.

Questo non è un colpo di scena. È una regola … e tu ci sei cascato di nuovo.

Se la complessità delle vicende contemporanee impedisce ad Anora di emanciparsi dal rischio di strumentalizzazione politica, è pur vero che l’opera di Sean Baker ha la forza di coinvolgere lo spettatore grazie a uno stile che rimanda al cinema americano degli anni settanta, come quello di William Friedkin de Il braccio violento della legge o di Martin Scorsese di Fuori orario. Ma torniamo all'interrogativo iniziale: Anora è un'opera in grado di dettare il passo al cinema contemporaneo? La mia risposta è no perché, nonostante quanto detto, non riesce a proporre idee in grado di fare scuola: è come se l’amaro finale portasse con sé il retrogusto dell’intero cinema americano ormai privo da troppo tempo di grandi maestri.


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Claudio Suriani Filmmaker